Sunday, February 21, 2010

Ancora Norvegia 2009: Voss - Finse - Flam

È da un po’ di tempo che ho scritto sul mio viaggio nelle isole Lofoten.
Certamente è stata una fantastica avventura, pero dopo il trekking mi sono separato del gruppo di Avventure nel Mondo, che tornava in Italia, per fare una settimana in altre direzioni in Norvegia.

Mappa percorso del post

Visualizza Voss in una mappa di dimensioni maggiori

E per primo sono stato a un paesino molto interessante, chiamato Voss, no molto distante da Bergen.
Nella città non c’era molto da fare, era già fine stagione. Sono andato a Finse, dove avevo letto nel mio sempre utile Lonely Planet di alcuni posti interessanti.
Infatti, Finse è un punto di partenza per molti sentieri, incluso alcuni ghiacciai. Quello che mi ha colpito, sempre leggendo nella guida, è che in quella zona sono stati filmati Star Wars (Guerre Stellari). Io sinceramente non potevo proprio ricordare, ma facendo una piccola ricerca in internet ho scoperto che hanno girato la battaglia del pianeta Hoth, episodio V: The Empire Strikes Back.





In questo posto ho camminato tutta la giornata (da solo), il panorama è bellissimo.
Lì ho fatto un pezzo del percorso Finse-Geiterygghitta, fino ad arrivare nel lago Omnsvatnet, in mezzo a monti innevati. Sono tornato di nuovo a Finse, dove ho preso la direzione inversa per arrivare al ghiacciaio Blaisen. Chiaramente solo nella parte iniziale, perché non ero attrezzato e nemmeno so andare in mezzo al ghiaccio.
Da Voss ho fatto un tour guidato molto organizzato, chiamato Norway in a Nutshell.
Il percorso era Voss – Gudvangen – Flam – Myrdal – Bergen.
La prima parte era in pullman, con bellissimi paesaggi e cascate.
Da Gudvangen a Flam si va in barca, passando per un bel fiordo, con paesini sulle rive.
E da Flam a Mirdal ho preso il famoso (al meno in Norvegia) treno della ferrovia Flamsbana, un percorso turistico molto bello, con distacco a una fermata per vedere una cascata di Kjosfossen, con 94mt. Lì, di improvviso inizia una musica stile new age, dopo di che, alcune donne appariscono nella cascata come per incantesimo. Curioso, direi.
Da Myrdal ho continuato viaggio a Bergen, che discuterò in un prossimo post.


Altre foto Voss - Finse -Flam

Monday, February 15, 2010

Elefanti a Roma



È molto curioso come spesso non sappiamo dell’esistenza di tante cose interessanti che ci sono in torno a noi.
Credo che da un lato perché non abbiamo l’iniziativa di cercare delle cose e da un altro perché non esiste una forma di comunicazione efficace tra gli enti e il pubblico in generale.
Lasciando stare la filosofia, vi racconterò una visita molto interessante che ho fatto domenica scorsa a un museo nei pressi di Roma.
L’evento è stato proposto dall’associazione Angolo dell’Avventura (legata all’agenzia di viaggi Avventure nel Mondo), perché il museo è visitabile solo attraverso prenotazione previa.
Il posto si chiama Polledrara di Cecanibbio, e si trova tra la via di Bocea e Aurelia, a 20 km NO di Roma, in piena campagna romana.



        Vista generale del museo


Mappa del alveo



Bue primigenio                                     Elefante antico
Il museo comprende una parte di un giacimento archeologico che va del Pleistocene medio fino all'età medioevale (781 mila anni circa).
Nell’edificio si trova una parte dell’alveo di un fiume secco (risultato delle escavazioni), in fatti, in altri periodi era un fiume, che poi, con il tempo è diventato una palude e anche terreno fangoso.
La corrente di questo fiume portava materiali come ossa di animali e oggetti utilizzati da uomini, e sono questi fossili che possiamo vedere oggi. La maggiore parte appartiene all’Elefante antico e Bue primigenio. Tutti con una età stimata da 300-400 mila anni…
È stato trovato anche un cranio di lupo e manufatti litici portati dall’uomo.



La visita è stata guidata da un signore esperto e che partecipa delle escavazioni. È stato molto didattico, principalmente perché lui ha spiegato come arrivare in determinate conclusioni, dalla posizione delle ossa ad esempio, si poteva capire che un elefante era morto lì, incastrato probabilmente nel fango.
Mi è colpito molto la testa di un elefante quasi intatta, e pensare che quelli animali avevano circa 4,5 mt di altezza, un metro in più dell’elefante attuale.
Il più interessante è che questi animali in tempi remoti sono spariti di quest’area, tanto che si sapeva che gli elefanti in teoria sarebbero stati portati da Annibale in circa 218 a.C!



Altre foto del museo

Sunday, February 14, 2010

O dia que nevou em Roma

Quinta-feira, 11 de novembro de 2010

Todos os jornais anunciam risco de neve em Roma, televisão mostrando o prefeito com preocupações.
Acho que para nós, brasileiros, a neve significa algo muito bonito e muito frio. O fato é que em uma cidade grande como Roma ela pode causar muitas complicações.
De qualquer forma eu estava achando aquilo tudo muito estranho e exagerado. Roma está no nível do mar e é muito difícil que venha a nevar por aqui. Faz 5 anos que estou aqui e nunca vi neve.
Nessa noite fui jantar na associação Angolo dell’Avventura com duas amigas, sempre organizam esses jantares e depois mostram slides de viagens, dessa vez foi sobre Madagascar. Por sinal lugar muito interessante.
Por volta de 11 da noite voltei para casa, não estava um frio exagerado, por volta de 6 graus. E comentei com elas que não tinha a mínima cara de que iria nevar naquela madrugada.
Fui dormir tarde, era passada uma da manhã, olho pela janela e nenhum sinal de qualquer coisa, penso comigo mesmo que o pessoal da meteorologia tinha se enganado feio.

Sexta-feira, 12 de novembro de 2010

Acordo lá pelas 8 como sempre, vou a janela e esfrego os olhos, pois não acreditava no que eu estava vendo, nevava lá fora. Para mim a neve é sempre um espetáculo, por mais confusão que ela possa causar.
Aproveitei para fotografar e fui para o trabalho.
As 10 da manha a coisa piora, olho pela janela do escritório e vejo um vento forte com flocos enormes de neve. Rapidamente a rua fica branca, os carros completamente cobertos de neve.
As pessoas saem dos escritórios para fazer fotos.
Ou seja, uma festa. Por sorte, logo depois do almoço não tinha mais nada, e as 6 da tarde nem parecia que tinha acontecido nada, somente a temperatura indicava algo: 2 graus. Bastante frio para aquele horário...
E assim foi um dia mágico, que em pouco tempo serão apenas singelas recordações.



Foto da varanda de casa                      Meu pobre carro debaixo da neve



Eu com flocos de neve...                     'Nevasca' no prédio do escritório

Gennaio a Rio

Questo post va con un po’ in ritardo, non è una cosa lunga, ma credo che meritasse al meno qualche commento e qualche foto della mia città natale.

Come molti sanno sono stato in Brasile per Natale e capo d’anno e ho fatto un salto a Rio per rivedere alcuni parenti.
Sono rimasto appena per 4 giorni, ma sono stati sufficienti per fare molte cose:
- Rivedere grande parte della famiglia
- Trovare un grande amico fotografo italiano che si è trasferito lì da pochi mesi (Dario de Dominicis)
- Fare un paio di passeggiate: Corcovado e al museo del Forte di Copacabana

Beh, il Corcovado dispensa presentazioni, dove c’è il Cristo Redentor.



Funicolare del Corcovado e vista del Pao de Açucar



Il mio fratello Franco e io, sotto il Cristo Redentor

Già il Forte di Copacabana, a parte la spiaggia, che per gli italiani è molto conosciuta, non è così famoso.
Costruito tra le due famose spiagge di Rio, Ipanema e Copacabana, è stato edificato per rinforzare la difesa della costa. La costruzione è stata iniziata nel 1908 e finita nel 1914. Conta con una cupola di canoni Krupp di fabbricazione tedesca.
Ma l’aspetto più interessante è accaduto nel 1922, quando avviene una rivolta dei militari (specificamente gli ufficiali più giovani, erano la maggiore parte tenenti) a causa della insoddisfazione con la politica di quel periodo, che era dominata per ‘paulistas’ e ‘mineiros’.
Questa politica era chiamata ‘caffè con latte’, visto che i ‘paulistas’ erano i grandi produttori del caffè e i ‘mineiros’ della produzione di derivati di latte.
E così 18 giovani sono usciti nel 1922 per lottare da soli con le forze del governo. Ciascuno portava un pezzo della bandiera brasiliana sul petto ed è inutile dire che quasi tutti sono morti.
L’episodio è conosciuto come ‘I 18 del forte’.



Punta tra Copacabana e Ipanema, Cupola dei canoni Krupp del Forte



Dimensioni del canone... e il simbolo della Repubblica del Brasile

Ho visitato il museo per la prima volta in vita mia...











Chiesa di Sao Francisco Xavier, dove sono stato battezzato.
La prima construzione risale a 1582... Poi è stata ricostruita varie volte

Altre foto di Rio de Janeiro

Tuesday, February 2, 2010

Mais Serra do Caraça

No primeiro dia de 2010 estava prevista a caminhada a Campo de Fora, que seria de aproximadamente 14 kms, ida e volta.
A julgar pela chuva que tinha caído na véspera as perspectivas não eram boas, mas incrivelmente o dia amanheceu somente nublado.
Começamos a caminhada e fui relembrando a paisagem inalterada de dez anos passados.


     Cupinzeiro



A trilha iniciou tranqüila, mas depois entramos em mata cerrada, com muita água e trechos de lama. O desnível não era tão grande, mas também não era um caminho plano.
Conversei com João Julio, e foi legal relembrar a trilha feita no passado, ele me indicou os diversos picos da região, muito bonitos de longe, mas que pela falta de tempo não conseguiria fazer.
Em um ponto saímos da mata fechada para dar em um pequeno descampado, com a visão do campo e montanhas ao fundo. E nesse local a vegetação era já diferente: cerrado, característica pelos arbustos e plantas de pequena altura.




Paramos para esperar o grupo que caminhava mais lentamente e aproveitamos para comer. Nisso nuvens carregadas chegaram rápidas e tivemos que tirar as capas de chuva... Durou apenas um minuto!
Continuamos a caminhada, pois faltava ainda uma hora para chegar à cachoeira, o destino final do dia.
O resto da trilha era aberto e curtimos a paisagem e a variedade de plantas do cerrado. Enfim chegamos.
Para descer e poder tomar um bom banho tinha um local meio exposto, mas para minha surpresa desci sem muitos problemas. Chegamos num pequeno platô, que na verdade era a primeira parte da cachoeira que depois continuava sua queda por mais uns 50 metros. Nisso olhando para baixo, João Julio me indicou o ponto onde quase caí dez anos antes.



A água estava fria, mas a vontade de fazer uma hidromassagem foi maior e em minha opinião não tem coisa mais relaxante que ficar debaixo de uma queda d’água.
A volta foi tranqüila, mas a maioria acabou chegando bem cansada. Eu me sentia muito bem, obviamente também com um pouco de fadiga.
À noite fomos jantar num pequeno vilarejo muito interessante chamado Brumal, com casas e igreja no estilo colonial português. Eu e mais um pessoal decidimos voltar a pé para a pousada: mais 3 kms de caminhada!
O dia seguinte amanheceu com um belíssimo sol.
Antes de partir visitamos o alambique que tinha ao lado da pousada. Não era muito grande, mas muito legal ver como é a produção da cachaça.



Alambique
Seguimos para o parque novamente para fazer a trilha da Cascatona. Mais da metade das pessoas decidiu não fazê-lo, pois eram mais outros 12 kms. No fim o grupo era mais compacto e caminhamos mais rapidamente. A trilha também estava bastante encharcada, mas a fizemos sem problemas, apesar de que quando saímos da mata fechada estava bastante calor.
Chegando a Cascatona o visual foi fantástico, a quantidade de água era enorme. Estávamos na parte de cima e tínhamos uma visão geral do vale maravilhosa.



Descemos até um pedaço da cachoeira, com trechos bastante íngremes na rocha. Nessa não foi possível tomar um banho, o volume de água era tão grande que seria muito complicado.
Vimos a cachoeira de baixo para cima e o único banho que tomei foi o borrifo que vinha da água que caía de uma altura de uns 70 metros. Além de estar circundado por um pequeno arco-íris.



Retornamos ao mosteiro bastante cedo, o que nos permitiu visitar a cascatinha também, pois seria a mais uma hora de caminhada fácil.
No meio do caminho deparamos com pegadas de Lobo-guará. Chegando lá deu para aproveitar bastante a cachoeira, a hidromassagem foi tão boa que quase perdi o fôlego pela força e temperatura fria da água.
Mas sai dali com uma sensação de leveza que não tenho como descrever.


     Pegada Lobo-Guará

Retornando ao mosteiro reencontramos o resto do pessoal e a luz do final de tarde era encantadora. Jantamos por ali mesmo e antes de retornar a pousada fiz uma fotos do calvário, que tinha um cenário muito especial com aquela luz.
Infelizmente não poderíamos ver os padres alimentando o Lobo-guará, pois seria mais tarde e assim não poderíamos sair do parque. Mas não tinha importância, o dia tinha sido fantástico.



E assim terminava a estada no Caraça, pois no dia seguinte pegaríamos a estrada de volta a São Paulo durante todo o dia.
Nos despedimos de Eduardo e Consuelo, os proprietários da pousada, um casal muito simpático e hospitaleiro, que nos deixaram tão a vontade que nem parecíamos clientes.
Foram 12 horas de viagem cansativa, mas estava muito contente por ter podido retornar num lugar tão especial.






Outras fotos da Serra do Caraça

Passagem de fim de ano na Serra do Caraça

Como sempre no final de ano volto ao Brasil para passar o Natal e fim de ano com minha família e rever amigos e parentes.
Não foi diferente em 2009.
Para quem imagina que férias retornando a casa possam ser tranqüilas se engana. O tempo acaba sendo pouco para rever todas as pessoas queridas e ainda mais no meu caso, tendo parentes em cidades diferentes da minha.
Bem, não posso reclamar da vida, afinal consigo sempre rever as pessoas, mesmo que essas reclamem do pouco tempo dedicado.
E além de rever as pessoas consegui alguns dias para passar o fim do ano fazendo algo que eu gosto muito: caminhar em meio a natureza.
O roteiro escolhido foi a Serra do Caraça, numa excursão com a Namaste, agencia de ecoturismo de um grande amigo meu, o Alécio. E no final também serviria para rever outros amigos de tantas caminhadas passadas.
Foi minha segunda incursão ao Caraça, a primeira havia sido dez anos atrás com a mesma Namaste.
O lugar é muito bonito, fica a uns 120 kms de Belo Horizonte e está dentro de uma RPPN (Reserva Particular do Patrimônio Natural). Faz parte da Serra do Espinhaço, cadeia montanhosa do planalto Atlântico nos estados de Minas Gerais e Bahia.
Dentro da reserva existem as ruínas de um colégio antigo e um monastério datado de 1883. Na realidade o local começou a ser habitado já antes, em torno a 1700. Na metade do século XVIII chega o irmão Lourenço, personagem misterioso que segundo a lenda era um fugitivo das perseguições do Marques de Pombal em Portugal. No seu tempo foram construídos um monastério e uma igreja barroca.



Partimos a noite de ônibus de São Paulo e a viagem foi longa, cerca de 10 horas. Chegamos de manhã, com uma chuva bem forte. Após o café seguimos ao parque, que fica a 4 kms da pousada.
Ali assistimos a um vídeo sobre a região e encontramos o nosso guia para as caminhadas, João Julio, que era o mesmo de 10 anos atrás e incrivelmente se lembrava de mim. Não era por menos, afinal tinha sido ele mais o Alécio que me seguraram pela camiseta quando me desequilibrei quando descia a uma cachoeira. E se não fosse por eles certamente o meu destino seria bem complicado, teria caído de uma altura bem grande.
Visitamos o pequeno museu do mosteiro, onde havia várias coisas do tempo do colégio e os leitos onde haviam dormido o Imperador Dom Pedro II e sua esposa, a Imperatriz Teresa Cristina. Almoçamos no refeitório, comida mineira simples e boa.



Como a chuva tinha parado decidimos fazer uma pequena caminhada ao chamado tanque grande. Chegamos a essa pequena represa, onde tomamos um banho na água bem fria para limpar as energias negativas do ano que terminava.
Saindo do tanque a chuva continuou a castigar novamente... Quando retornei ao mosteiro tomei uma boa pinga da região para esquentar.
Troquei de camiseta, visto que a outra estava completamente molhada. Vesti outra velha que tinha achado em casa dos velhos tempos de viagens com a Namaste. Era de 1999 e comemorativa da ATP, a associação dos turistas pentelhos, criada por mim e outros freqüentadores das caminhadas da época com o escopo de fazer brincadeiras com os guias de montanha.
Tinha a seguinte frase: ‘Se não guenta porque veio?’, alusão ao pessoal que reclamava de algumas trilhas pesadas. Bons tempos aqueles.


       João Julio (guia do Caraça)
Pegamos o micro ônibus de retorno para a pousada, estava chovendo bastante e um dos padres nos disse que seria difícil passar num ponto da estrada, por estar alagado.
Ele tinha razão, ao chegarmos num determinado ponto da rodovia, esta estava com água até a altura do joelho. Um carro do lado contrário passou com a seguinte estratégia: motor apagado e as pessoas empurrando o carro. Deu certo, apesar de provavelmente ter entrado água dentro...
Em teoria poderíamos fazer o mesmo, mas o motorista não queria arriscar. Após uns 15 minutos o padre que estava no mosteiro nos disse que seria melhor passar, pois dentro de pouco tempo seria impossível, pois como tinha chovido na cabeceira do rio a água iria subir rapidamente.
Não pensamos duas vezes: saiu todo mundo do micro ônibus e começamos a empurrá-lo até o outro lado.
Funcionou! E conseguimos chegar a tempo para passar o ano novo na pousada e não na estrada!


     Eu, Marcia, Alécio e Aline

Os preparativos para noite foram tranqüilos, batendo papo e enchendo bexigas como decoração.
A ceia de Ano Novo foi bem tranqüila, o pessoal da pousada foi super legal e comemos muito bem, sem falar nos vinhos argentinos e chilenos que o Alécio e o Beto tinham trazido.
E foi muito bom passar o ano em companhia de velhos amigos, que faço questão de citar o nome: Cris, Sheila, Aline, Alécio e Márcia, Beto e Ema.
Lá fora a chuva continuou sem trégua até as primeiras horas de 2010.

To be continued ...

Outras fotos Serra do Caraça